La vergine guerriera
Se vi raccontassero di un comandante, emerso dal nulla, che postosi alla testa di un esercito demotivato, stremato, immagine di una nazione in ginocchio da una lunga guerra, che fu capace di ribaltare la situazione militare, restituendo l’orgoglio, la vittoria e l’indipendenza al popolo Francese, non credereste certo che questo, o meglio questa, fosse figlia di umili contadini, piuttosto sareste disposti a credere ad un miracolo. Forse fu così, perché questa è la storia di Jehanne Darc, questa è la leggenda di Giovanna d’Arco.
Il mito di Giovanna è innescato da eventi, iniziati quasi cinque secoli prima.
Guglielmo I, detto anche Guglielmo il Conquistatore (Falaise, 8 novembre 1028 – Rouen, 9 settembre 1087), Duca di Normandia, s’impadronisce con le armi, nella battaglia di Hastings, del trono di Inghilterra, 1066, battendo Aroldo II ultimo re anglosassone.
Nasce la dinastia franconormanna, che governerà l’Inghilterra e sarà suddita del trono di Francia, come duchi di Normandia, sino al XV secolo.
La guerra dei cent’anni, 1337, è la guerra che scoppia alla morte di Carlo IV, 1328, re di Francia e di Navarra, poiché il nipote Edoardo III, sovrano Inglese, rivendicò il titolo di Francia, per consanguineità normanna.
Si tratta del conflitto più lungo della storia tra Francia e Inghilterra, ereditato di padre in figlio come un regno, che durò, non continuativamente, 116 anni, fino al 1453, e si concluse con l’espulsione degli Inglesi da tutti i territori continentali fatta eccezione per la cittadina di Calais, conquistata dai Francesi solo nel 1558. Una guerra civile, dato che si contrapponevano, sul territorio Francese, fazioni di consanguinei a volte separati da un filare di alberi o da un ponte.
Giovanna d’Arco (Domrémy, 6 gennaio 1412 – Rouen, 30 maggio 1431) nacque in una famiglia di contadini della Lorena, appartenente alla parrocchia di Greux della castellania di Vaucouleurs, soggetta alla sovranità Francese. Secondo le cronache del tempo, era una ragazza devota e caritatevole. A tredici anni, iniziò a udire voci celestiali spesso accompagnate da un bagliore e da visioni dell’arcangelo Michele, di santa Caterina e di santa Margherita. Nella prima di queste occasioni, si votò a Cristo e alla castità «per tutto il tempo che a Dio fosse piaciuto».
Nel estate del 1428, assieme alla sua famiglia fu costretta a fuggire dalla valle della Mosa verso Neufchâteau, per sottrarsi alle devastazioni provocate dalle truppe di Antoine de Vergy, capitano borgognone alleato agli Inglesi.
In un primo momento Giovanna mantenne il riserbo sulle proprie apparizioni, ma successivamente, spinto proprio da queste, in quanto era esortata a guidare il popolo Francese nella guerra, abbandona la famiglia per intraprendere il periglioso viaggio verso Vaucouleurs, dove, con l’appoggio dello zio Durand Laxart, raggiunge il capitano della piazzaforte, Robert de Baudricourt.
Il capitano la respinse più volte, ritenendola folle, e accettò di incontrarla solo in seguito ad un rito di esorcismo che assicurò la sua buona fede. Giovanna ottenne una scorta che la conducesse, come sua richiesta, da Carlo, Delfino di Francia.
Il viaggio di Giovanna da Vaucouleurs al castello di Chinon, suscitò interesse, attraversando i confini incerti e sfumati di villaggi Francesi ed anglo-borgognoni, annunciò la promessa di un aiuto sovrannaturale che avrebbe rovesciato le sorti della guerra, ormai apertamente segnate.
A Chinon, Carlo, la lascò in attesa per due lunghi giorni nell’anticamera, finché, in un’assemblea imponente, alla presenza di circa trecento nobili, Giovanna fu sottoposta ad un primo esame in materia di fede. Ascoltata da ecclesiastici di chiara fama, fra cui il vescovo di Castres, confessore dello stesso Carlo, ottone una prima vittoria che la condusse a Poitiers, dove subì un secondo esame, più approfondito, protrattosi per circa tre settimane. Solo quando la giovane ebbe superato questa prova, Carlo, convintosi, decise di affidarle un intendente, Jean d’Aulon, e di concederle di “accompagnare”, senza alcun incarico ufficiale, una spedizione militare, in soccorso di Orléans assediata e difesa da Jean, Bastardo d’Orléans.
Giovanna iniziò, senza rendersene conto la riforma dell’armata, trascinando con il suo esempio le truppe Francesi e imponendo uno stile di vita rigoroso e monastico, allontanando le prostitute, che seguivano l’esercito, bandendo ogni violenza o saccheggio, vietando che i soldati bestemmiassero. Impose loro di confessarsi e riuniva, intorno al suo stendardo, in preghiera, due volte al giorno. Si instaurò un rapporto di reciproca fiducia tra la popolazione civile e l’esercito, non più visto come un gruppo briganti, che quando non erano impegnati in azioni di guerra erano soliti saccheggiare e usare violenza. Soldati e capitani, contagiati dal carisma della giovane, e sostenuti dalla popolazione di Orléans, si prepararono alla riscossa.
Nonostante non le fosse stata affidata formalmente nessuna carica militare, divenne ben presto una figura centrale nelle armate Francesi: vestì da soldato, cingeva la spada. Le fu dato uno stendardo bianco con raffigurato Dio benedicente, il fiordaliso Francese ed ai lati gli arcangeli Michele e Gabriele. Attorno ad esso si raccolse un gran numero di volontari da tutto il regno.
In più di un’occasione, Giovanna risollevò lo stremato esercito del Bastardo d’Orléans, opponendosi alle truppe Inglesi e borgognone, rompendo l’assedio e mettendole in fuga nel marzo del 1429.
Dopo solo tre giorni dalla liberazione di Orléans, Giovanna ed il Bastardo d’Orléans si misero in viaggio per incontrare il Delfino a Tours e congiungersi con l’esercito, condotto dal duca Giovanni II d’Alençon, principe di sangue, forte di 1200 lance, e quasi 4000 fanti.
Inizia una lunga campagna di riconquista lungo la Loira, dove la giovane da dimostrazione di ostinazione, fede e di grande coraggio quando cade ferita Meung-sur-Loire.
Gli echi delle battaglie e la fama di Giovanna la Pulzella crebbe enormemente, molte città e piazzeforti minori, a partire da Janville, si arresero volontariamente all’esercito Francese. La strada si aprì diretta fino a Reims, in pieno territorio borgognone, dove le visioni di Giovanna vedevano la consacrazione del Delfino a re. Dopo alcuni giorni eroici, la città si arrese e il 17 luglio 1429, Carlo fu consacrato re di Francia. Gran parte dei castelli e dei villaggi confluirono sotto Carlo, riducendo il territorio Inglese alla Normandia e alla borgogna. La guerra volgeva al termine e si delineava la Francia come oggi la conosciamo.
Seguì un lungo periodo di pace che Giovanna trascorse presso la corte, principalmente a Sully-sur-Loire.
Stanca dell’inattività forzata, fra marzo ed i primi di aprile, Giovanna si rimise in marcia, alla testa di circa duecento soldati per Compiègne, difesa da Guglielmo di Flavy, che si opponeva ostinatamente alle truppe anglo-borgognone. La battaglia fu dura e sanguinosa e Giovanna il 23 maggio, fu catturata durante una sortita.
La sua prigionia passò di mano in mano, finché non fu venduta agli Inglesi, e consegnata, il 21 novembre 1430, a Crotoy per essere infine trasferita a Rouen nella Normandia Inglese.
Carlo VII non offrì un riscatto, poiché avrebbe incaricato prima il condottiero Étienne de Vignolles, detto La Hire, e successivamente il Bastardo d’Orléans, di liberare la prigioniera durante i trasferimenti da una piazzaforte ad un’altra, come proverebbero alcuni documenti che attestano due “imprese segrete” presso Rouen.
Giovanna fu in un primo momento accusata di stregoneria e successivamente di eresia. Il processo ebbe inizio il 3 gennaio da Jean d’Estivet, canonico di Beauveais.
Fu un processo convulso, perché l’imputata era interrotta continuamente, e non tutte le sue parole furono tradotte dai segretari, omettendo tutto ciò che fosse a lei favorevole. Giovanna fu interrogata sulla sua vita religiosa, sulle apparizioni e sulle voci.
Il 28 marzo furono letti all’imputata i settanta articoli che componevano l’atto di accusa formulato da Jean d’Estivet. Molti articoli erano palesemente falsi o quantomeno non suffragati da alcuna testimonianza. Il 29 maggio si riunì per l’ultima volta il tribunale che condannò Giovanna al rogo. Il 30 maggio 1431 morì Giovanna la Pulzella, a soli diciannove anni, dando origine al mito della Vergine Guerriera che condusse la liberazione dei territori Francesi dagli Inglesi.
Nel 1452, il legato pontificio Guillaume d’Estouteville e l’Inquisitore di Francia, Jean Bréhal, aprirono anch’essi un procedimento ecclesiastico che portò ad un rescritto a firma del pontefice Callisto III con cui si autorizzava una revisione del processo del 1431, che durò dal 7 novembre 1455 al 7 luglio 1456. Dopo aver ascoltato centoquindici testimoni, il precedente processo fu dichiarato nullo e Giovanna fu, a posteriori, riabilitata e riconosciuta innocente.
Giovanna venne beatificata il 18 aprile 1909 da papa Pio X e proclamata santa da papa Benedetto XV il 16 maggio 1920, dopo che le era stato riconosciuto il potere intercessorio per i miracoli prescritti (guarigione di due suore da ulcere incurabili e di una suora da una osteo-periostite cronica tubercolare).
Giovanna fu dichiarata patrona di Francia, della telegrafia e della radiofonia. Oggi è la santa Francese più venerata.