Matilde di Canossa
Nel medioevo non era facile per una donna emergere dalle ombre dell’uomo che accompagnava, ma quelle che osavano farlo lasciavano il segno e quelle che ardivano, addirittura a fissare il sole, cambiavano un epoca.
Grancontessa, margravio delle terre toscane, duchessa di Spoleto, vicario imperiale e vice regina d’Italia, sono solo alcuni titoli che Matilde di Canossa (Mantova 1046 – Bondeno di Roncore 1145) ricoprì nel regno politico durato quasi quarant’anni. Una delle figure più importanti dell’Italia medievale, la donna più potente del XI secolo. Vissuta in un periodo turbolento, di battaglie, intrighi e scomuniche dell’Italia, terra di conquista dopo la caduta dell’Impero Romano, è sempre riuscita a prevalere su uomini ed eserciti. Dopo un matrimonio sfortunato con Goffredo IV duca di Lorena, detto il Gobbo, che quasi la portò alla morte per due volte: la prima per un parto difficile la seconda per le ire della famiglia del consorte ritenuta colpevole di malocchio e di non aver generato un erede maschio, Matilde si rifugiò a Canossa dalla madre, nel 1072. Alla morte di Goffredo, 1076, vittima di un’imboscata nei pressi di Anversa, Matilde è padrona del suo futuro.
Nello stesso anno muore Beatrice, la madre di Matilde, lasciandole un ampio territorio, da Tarquinia al Garda a soli 30 anni ma soprattutto divenne l’ago della bilancia nello scontro di potere tra papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV. Entrambi volevano imporre la supremazia dell’uno su l’altro e la lotta per le investiture fu la miccia dello scontro. Nel 1076 Gregorio VII scomunica l’imperatore che da questa iniziativa papale subì un doppio danno, vedendosi estraniato dai riti religiosi e trovandosi con sudditi non più sottomessi.
Matilde era libera di agire secondo la sua completa volontà e si schierò con decisione al fianco di papa Gregorio VII, nonostante l’imperatore fosse suo secondo cugino.
Enrico IV in un primo momento scende a patti, recandosi nel castello di Canossa nel 1077, dove ricevette l’umiliazione di restare ad attendere davanti al portale d’ingresso del castello per tre giorni e tre notti inginocchiato col capo cosparso di cenere, ma è solo una tregua. Nel 1080, nel concilio di Bressanone, Enrico IV proclamò un anti papa (Clemente III) e scese in Italia a capo del suo esercito. La battaglia di Volta Mantovana sancì la prima sconfitta di Matilde, tuttavia la Grancontessa non si diede per vinta e mentre il papa fuggiva in esilio, compattò le file degli anti-imperiali e nel 1084 sbaragliò Enrico IV a Sorbara, nei pressi di Mantova.
Nel 1088 Enrico IV scese nuovamente in Italia e questa volta Matilde fu costretta a cercare un alleato e lo scelse nel sedicenne Guelfo V duca di Baviera chiedendolo come sposo, con l’avallo del nuovo papa Urbano II. Fu un matrimonio politico-militare di cui si ricorda lo sfarzo, 120 giorni di festeggiamenti, e il conseguente annullamento 6 anni dopo, non avendo figli la Sacra Rota lo concesse.
Enrico IV, dopo aver impegnato questa fase nella lotta contro i Sassoni e la pacificazione del territorio oltre alpe, valica nuovamente il Brennero e si assestò a Mantova che resistette per quasi due anni, fino al tradimento del giovedì santo nel 1092. Matilde si rifugiò nei suoi castelli inespugnabili dell’appennino reggiano. Nonostante la potenza dell’esercito imperiale, tante sconfitte in piccole battaglie, portò Enrico IV ad ammettendo la impenetrabilità del territorio montano rendendo la guerra uno stillicidio. Nel 1093 il figlio secondogenito dell’Imperatore, Corrado di Lorena, sostenuto dal papa, da Matilde e da una lega di città lombarde, veniva incoronato Re d’Italia (fino alla sua morte del 1101). Matilde liberò e diede rifugio persino alla moglie dell’imperatore, Prassede, rinchiusa in una prigione-alcova nei pressi di Verona, accusando il marito di perversioni sessuali. Enrico IV morì sconfitto, in famiglia e nel regno nel 1106 e succeduto dal terzogenito Enrico V di Franconia. La lotta tra impero e chiesa riprese nel giro di pochi mesi, tuttavia Matilde, forse stanca e priva delle energie sufficienti, modificò il suo atteggiamento e nel 1111 si sottomise al nuovo imperatore. Nel 1115, Matilde si ritirò a Bondeno di Roncore dove morì di gotta. Le sue gesta la resero un eroina, la sua bellezza un simbolo, la sua intelligenza un’icona della sua epoca, un mito nei secoli a venire. Nel 1632, per volere di papa Urbano VIII, la sua salma venne traslata a Roma in Castel Sant’Angelo. Nel 1645 le sue spoglie trovarono definitiva collocazione nella Basilica di San Pietro a Roma, unica donna insieme alla regina Cristina di Svezia e alla polacca Maria Clementina Sobieski, consorte di Giacomo Francesco Edoardo Stuart. La sua tomba, scolpita dal Bernini, è detta Onore e Gloria d’Italia.